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Lui & Lei

La Storia di Renzo e Cristina. 2


di Pprossa
01.02.2025    |    385    |    5 9.2
"Fatto sta che senza pensarci due volte lei si sistemò, gli strinse il pene duro con i palmi delle mani trasferendo immediatamente un grande calore pieno di..."
L’amore tra Renzo e Cristina nacque un poco per volta. Quel giorno Renzo riempì di baci il boschetto di Cristina, e sempre lui la chiamò “Cocktail” per la prima volta. Il pomeriggio successivo, sedevano uno di fronte all’altra, come due innamorati al primo appuntamento.

"E, allora? Che mi dici di me?" cominciò lui, per spezzare il silenzio. "Posso chiederti il motivo del tuo eccesso..." si zittì. Riprese: "...di ieri?"
Cristina divenne rossa. Si chiese cosa stesse pensando di lei. Gli disse: "...quella roba. Non è una cosa abituale per me, se è questo che mi stai chiedendo. Diciamo che è stata la prima volta che..."
Renzo rise con orgoglio. "Sì, questo l’avevo intuito. Ma... farmi svuotare il bicchiere, cocktail, non è una risposta a ciò che ti ho chiesto. Cosa sono per te."

"Andiamo, Renzo. Mi hai salvata da quel maniaco e mi hai..... bevuta." Rise. "Immagino che vorrai riscuotere, prima o poi... Ma io non sono così. Come le altre." gli lanciò uno sguardo allusivo.
Lui sorrise ed evitò di fare scena, mostrandosi offeso. "Mi piacciono le persone che vanno dritto al punto, ma così non lo trovi squallido? Ieri ti ho dimostrato che so resistere agli istinti di un ragazzo."
Le accarezzò il viso. "Io non voglio riscuotere. Ma conosci un modo per non vivere questa favola, Cristina?" Le piantò gli occhi nei suoi, come se volesse entrare nella sua anima. Le prese una mano. "Mi spiace che io sia così.... Ma, vedi, i ragazzi non sono tutti uguali. Io sono brutto."
Lei gli fece gli occhi dolci. "Tu sei bello per me."

Ascoltando quelle parole, Renzo la fece ridere, ma solo perché aveva un disperato bisogno di leggerezza.
"È che… sei così bella. Non capisco come puoi essere così disperata da volere me. Un rospo."
"Tu non sei male. Ti sei visto dentro? Che ci fai con una disperata come me?" replicò lei.
"Cristina, c’è qualcosa che mi attrae in te" le disse. "Non è perché sei bellissima. Hai come una luce interiore, ma non lo sai. Hai solo bisogno di qualcuno che sappia accenderla".
"E quel qualcuno vorresti essere tu?" Chiese speranzosa.

"Se me lo permettessi, mi piacerebbe". Si avvicinò a lei e le circondò i fianchi con le braccia. Poi, avvicinò la bocca alla sua. Con gli occhi la percorse tutta. Nessuno l'aveva mai guardata così e si sentì eccitata.
Poi, lui la baciò. Fu un bacio invasivo, la sua lingua penetrò a fondo, lasciandola quasi senza respiro. Il palato di Renzo non era abituato a tali delizie e, per un po’, si tuffò in quegli odori e sapori dimenticando tutto il resto. Lui, il brutto anatroccolo, che baciava la reginetta.

Lei cominciò a tremare. Provò un brivido di eccitazione. Non lo conosceva fino a quel punto, si disse. Avrebbe potuto farle di tutto. Eppure lei non si fermò. Era meglio la paura che quel torpore che la perseguitava. Con gli altri ragazzi era come se fosse di ghiaccio. Forse Renzo avrebbe potuto accendere una fiammella vitale.
Venne a stringerla da dietro. La trascinò sul letto e cominciò a spogliarla, mentre continuava a baciarla in tutto il corpo. Brividi di piacere l’assalirono. "Voglio farti venire, cocktail."
Le sorrise e le sollevò le gambe. La pioggia continuava a cadere fuori, ma dentro quel piccolo regno c'era un calore che andava oltre la fredda giornata piovosa. Renzo si chinò. Era il secondo assaggio di quel che la vita riserva a chi osa sperare, e sognare.

Lui aveva una dedizione verso quel corpo femminile paragonabile a quella di un monaco trappista verso la vita contemplativa. Cristina si ritrovò con la sua testa tra le mani. Si limitò ad accarezzarla di tanto in tanto meditando di strappargli l'ennesimo bacio profondo.
Fu colpita da una tempesta ormonale che durò finché Renzo non le dettò i tempi per il suo primo orgasmo.
Gli fu difficile tirarsi indietro davanti al potere del bacco prelibato tracannato. Riprese subito. Lei venne e venne ancora. Le mise una mano lì sotto, stringendole il sesso fino a farle perdere il fiato. Cristina si perse dentro un fiume di umori. Il sesso non era più un oggetto misterioso.

Le prese una certa smania. Era una vibrazione che le saliva dallo stomaco alle guance e la infiammarono. Si distese su di lui. Rimasero stesi, incollati l'una all'altro, paralleli e simmetrici, testa a testa, i seni schiacciati sul suo petto, le gambe serrate in un nodo. Lui la tenne stretta e non parlò. Sentiva il suo respiro caldo sul viso. Non seppe quanto durò quel momento, non si dissero niente, fu tutto un balletto di movimenti impercettibili, un discorso di ginocchia, piedi e guance che si toccavano. Le mani ferme, le dita serrate le une nelle altre finché la sentì fremere e fremette a sua volta. Lei sospirò, appoggiò la bocca sul collo di lui.

Fatto sta che senza pensarci due volte lei si sistemò, gli strinse il pene duro con i palmi delle mani trasferendo immediatamente un grande calore pieno di vibrazioni che gli diedero sollievo. Quindi iniziò a massaggiare, piano, poi con movimenti circolari e sempre più intensi finché Renzo non iniziò a provare piacere, di più e di più e ancora, quando d'un tratto si rese conto che stava per emettere quei tipici suoni che segnalano il culmine del godimento. Lei lo masturbava furiosamente. In quel momento le chiese di fermarsi.

"Come faremo? Cristina continuava a serrare il membro eretto. Arrossì, intimidita.
"Io...io non ho mai.. Oggi no!"
"Capisco" rispose automaticamente Renzo, mentre lei riprese a masturbarlo lentamente.
"Ma... Cristina, questa nostra è una storia. E quando una storia comincia chi può sapere se sarà grande o piccola? Non funziona così l'amore? Ma tu sei bellissima ed io sono brutto."

"Non sei bello, ma mi sembra di essere amata da te, e di amarti. Quelli mi guardano solo per scoparmi. Tu no. Come sta?" Gli chiese, indicando ciò che stringeva tra le dita. "Vuoi che...? Io non ho mai... ma..."
"Sì, ti prego pensò, "ne avrei tanto bisogno." Invece, Renzo le disse l'esatto contrario. "Non ti preoccupare, sto benissimo."
Perché quella risposta? Perché volle rinunciare al piacere? Le sue mani erano miracolose, si disse, i suoi polpastrelli caldi sulla sua pelle. Cosa c'era di più piacevole per terminare la serata se non sentire la sua bocca accogliere la sua eccitazione? Eppure, istintivamente, lui provò a mettere un argine a quel tipo di conoscenza. Era sicuro che se avessero proseguito in quel modo l'istinto lo avrebbe portato in luoghi sconosciuti, e si sa lo sconosciuto fa paura. Gli era chiaro che Cristina emanava una carica erotica fuori dal comune e la temeva. Ebbe paura che un ranocchio facesse l'amore con una regina.
Per Renzo lei era il regalo divino, per Cristina lui era la guida necessaria per imparare a stare al mondo. Si amavano. Clandestini. Avrebbero avuto tempo, si disse.

Il mattino dopo Renzo si risvegliò in un bagno di sudore e fece fatica a orientarsi. Cristina era la sua ragazza!
Intanto, Cristina chiudeva il miscelatore della doccia. Pensò che ogni situazione vissuta fino in fondo aveva un prezzo da pagare, ma solo chi aveva il coraggio di accettare quel rischio diventava padrona di se stessa e iniziava una nuova vita. Aprì la finestra del bagno per disperdere il vapore. Poi entrò in camera, lasciò cadere il telo da bagno e lo specchio a figura intera la ritrasse nuda. Si guardò, invasa dal buonumore. Sentì i seni sobbalzare sul petto, l'aria infilarsi nella fessura delle gambe, si gustò la sensazione di avere Renzo lì in mezzo, quindi si preparò per uscire. Con lentezza, nessuna fretta. Era calma e tutto filava liscio. Si annunciava una giornata perfetta. Guardò l'orario, si preparò e uscì.

In ogni storia, però, c’è sempre quell’evento che scatena tutto e, senza rendertene conto, ti cambia ogni routine, ogni pensiero e ogni progetto. Quella mattina accadde a Renzo e Cristina.
Quando arrivò, Cristina fu circondata dalle attenzioni di Laura, qualcosa che lei trovò insolito. L'amica la accompagnò all'interno dell'istituto. Passarono dov'era Renzo. Un filo elettrico percorse la sua spina dorsale e si sentì una persona diversa, più preziosa. Spensierata. Innamorata.
In quel momento giunse lo squillo della campanella. Laura le stava parlando: "È successa una cosa." "Sarebbe?" chiese Cristina, senza scomporsi.
"Gabriele è andato via di qui adesso. Posso chiederti come è stato?"
"Com'è stato cosa? E perché me lo sbatti in faccia così quello stronzo?"
Laura arrossì: "Ma no, è il contrario, non volevo che tu pensassi che parlo delle tue robe alle tue spalle. Dai, su, lo sapevamo entrambe che prima o poi sarebbe successo. Tu sei bella. Lui è bellissimo."
"Io no, veramente. Con quello non è accaduto nulla."
"Si, certo..." rispose Laura, scettica, "io me lo sarei scopato volentieri e con tutto il cuore, come te." E le disse ciò che Gabriele aveva raccontato.

Renzo vide passare le due ragazze. Era piuttosto allarmato. Era la seconda volta che, quella mattina, sentiva parlare in termini non lusinghieri di Cristina. D'altra parte, lei era bella, appariscente, non poteva meravigliarsi se i ragazzi la puntavano. Ma il suo cuore cominciò a battere veloce e disordinato, come un muscolo a cui era stata fatta un'iniezione di adrenalina, quando sentì tre grulli fantasticare su quella fica da paura. Dissero: "Gabriele l'ha portata a casa sua... L'ha sbattuta bene..." Renzo credette di essersi perso, probabilmente aveva sfidato gli dei e loro lo avevano punito. Si guardò intorno. Avrebbe voluto riempirlo di pugni.
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